Congo: un saccheggio dietro l'altro

Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), circa un quinto della popolazione congolese dipende dal lavoro delle miniere. Una minima parte lavora nei ricchi giacimenti di rame del Katanga, nel sudest del Paese, mentre la parte restante è occupata per lo più nel settore diamantifero, quasi ad appannaggio esclusivo del colosso mondiale dei diamanti De Beers, il quale - notizia di questi giorni - ha deciso di congelare i progetti di esplorazione nel paese.

Lo Stato africano, grande ottanta volte il Belgio, che lo ha dominato per circa un secolo, tra le ricchezze del sottosuolo possiede anche topazio, magnesio, oro, cassiterite, che si è cominciata a estrarne in gran quantità e venderla illegalmente per la forte richiesta di stagno, indispensabile nella saldatura dei circuiti integrati.

La Repubblica democratica del Congo (RDC), secondo Paese dell'Africa per estensione territoriale, contiene forse la più ricca concentrazione di minerali e metalli preziosi sul pianeta, in cui lo sfruttamento del suolo, da parte di fazioni in guerra, ha alimentato per anni il peggiore dei conflitti, che ha prodotto tante vittime, il cui numero è inferiore solo ai morti della Seconda guerra mondiale. Quando una nazione del Terzo mondo è ricca di materie prime ed è governata da una classe politica corrotta, debole e consenziente con le multinazionali, disposte a comprare quanto gli occorre, spesso, per un tozzo di pane... le conseguenze sono drammatiche.

Ancora! Sebbene siano stati individuati nuovi giacimenti di coltan in Egitto, Arabia Saudita, Groenlandia e Brasile, la richiesta nella RDC non è diminuita. In Congo, infatti si concentrerebbe l’80% delle riserve mondiali di coltan, da cui viene estratto il Tantalio, "grazie a cui" "è nata la moderna civiltà high-tech". Questo infido minerale, sabbia nera radioattiva, estratto a mani nude e con grande sofferenza anche da minori , si è reso purtroppo indispensabile alla civiltà high-tech, se si vuole mantenere un livello altissimo di prestazioni e compattezza nella moderna micro-elettronica.

Per quanto riguarda invece l'oro, il Congo possiede circa il 10% delle riserve mondiali. Una buona parte è di proprietà cinese, specie quello estratto dalla provincia di Bukavu. La Cina è molto interessata alle risorse naturali dell'Africa, per cui sta investendo molti soldi. Ha concessioni minerarie in tutta la RDC, con la quale ha investito di recente 8 mld e mezzo di dollari, stabilendo, sembra, anche accordi segreti con il parlamento congolese. Ma anche il legno entra nelle mire del governo di Pechino. Per quanto Greenpeace chieda a gran voce che vengano salvate le foreste congolesi (6% foreste mondiali), fondamentali per l'equilibrio del clima e ricchissime di biodiversità, i grandi colossi del legno, che controllano milioni di ettari di foresta, grazie a sempre nuove concessioni, continuano ad abbandonare aree di foresta improduttive per accaparrasene sempre di nuove, a dispetto della moratoria introdotta nel 2002

Anche l'uranio, di cui il Congo ha grandi riserve, è fonte di tanti soldi. E' dal Congo che sono partite le materie prime servite per costruire la prima bomba atomica lanciata sul Giappone, nella seconda guerra mondiale. Ebbene, proprio di recente, in occasione del viaggio del presidente francese Nicolas Sarkozy, il quale ha proposto di utilizzare la ricchezza di minerali nella RDC per contribuire a portare la pace in Africa centrale, Areva, il gigante nucleare francese, ha approfittato per firmare un accordo per sfruttare l'uranio in Congo. Sull'accordo, ovviamente, non sono disponibili ulteriori dettagli.

Fonte articolo: minesandcommunities.org Immagine: www.bbc.co.uk

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