Brava Mrs Crowley!

Si è messa in testa di liberare il grande minestrone di plastica galleggiante nell'oceano  (Pacific Ocean's great 'garbage patch'). Si tratta della signora Mary Crowley, un entusiasta marinaio di lungo corso e avvocato, che l'estate scorsa, a bordo della sua maestosa nave a vela il Kaisei, ha avuto modo di vedere da vicino il Great garbage patch nel Pacifico. 

In quell'occasione fu accompagnata da New Horizon, una nave di ricerca dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego. Data la vastità dell'oceano, alcuni studenti universitari facenti capo al viaggio per Scripps erano pronti a trovare meno detriti plastici di quanto previsti. Ma dopo il viaggio il team di Scripps ha segnalato che la plastica effettivamente era là nel vortice e c'e n'era tantissima.

Il Kaisei ha coperto 3.000 miglia marine dal 4 al 31 agosto, ed il suo equipaggio, lavorando giorno e notte, ha gettato in mare diverse reti a strascico, che una volta ritirate presentavano materiali plastici di varie dimensioni, forme e colori.

La scoperta ha turbato molto l'intrepido marinaio Crowley, che navigava in quella zona di mare 30 anni prima, ricordandeselo in tutt'altro modo. La donna è anche una dei fondatori nel 1979 dell'Ocean Voyages Institute, un'organizzazione senza scopo di lucro  che si dedica all'insegnamento delle arti e delle scienze marittime.

Adesso Mary Crowley è in una piccola sala conferenze ai bordi della strada di Marriot, un paese  senza sbocco sul mare a nord di Sacramento. Attorno a lei ci sono molti uomini con la barba, berretti da baseball calati sulla fronte e con le braccia conserte... tutti lupi di mare. Sono in ascolto. Molti di loro, come anche l'oratrice, piuttosto che stare lì vorrebbero stare in mare.

Quello che sta cercando di fare Mrs Crowley è tentare di convincerli ad unirsi a lei in un'impresa apparentemente disperata, denominata Project Kaisei, che ha scosso molto la sua coscienza, ma nella quale crede molto: liberare quella parte di oceano invasa dalla plastica. E sta sollecitando alcuni dei pescatori indipendenti che si trovano in quella sala conferenze per il raduno annuale della Western Fishboat Owners Association ad unirsi a lei con le loro barche per trasportare indietro l'immondizia.

Sta quindi raccogliendo fondi e arruolando persone che vogliono vincere questa assurda piaga che appartiene in tutto e per tutto al mondo consumistico: difatti, si stima che dal 60 all'80% dei rifiuti di plastica e altri (tra cui gomma e alluminio) nell'oceano non è emesso da navi, ma ha origine a terra prima di essere spazzato via in mare nei corsi d'acqua costieri. La spedizione durerà due mesi e avrà un costo di circa 1,7 milioni di dollari.

Si prevede una piccola flottiglia che comprende un paio di barche da pesca, un rimorchiatore o nave da rifornimento marine, una chiatta e il Kaisei.

Mary Crowley vuole riciclare la plastica, non solo trasferire la spazzatura a terra. Sa che non ci sono soluzioni rapide e che tutta la pulizia deve essere combinata  con le leggi marittime più dure, così come le leggi di riciclaggio più severe sul continente, per limitare il flusso di rifiuti. La sua é una missione quasi impossibile, vista l'ampiezza della zona da ripulire... ma siamo certi che il suo impegno sarà comunque grande.  Perciò... "Brava Mrs Crowley!"


Fonte ed immagine: www.csmonitor.com/

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