State of the world: il consumismo ci sta divorando

I consumi divorano il pianeta facendo si che stiamo pagando un alto prezzo per aver ignorato i problemi del consumo e del consumismo per tanto tempo. Se si continua a pensare a noi stessi come consumatori, sarà molto difficile portare i nostri problemi ambientali sotto controllo. Ma sarà altrettanto difficile vivere attorno alle gioie della vita che potrebbero essere nostre, ha detto Bill McKibben, autore di "Earth: Making a Life on a Tough New Planet" ( Terra: Prepararsi a una vita su un duro nuovo pianeta).

Come uno tsunami, il consumismo ha travolto le culture umane e gli ecosistemi della Terra. Non affrontarli si corre il rischio di un disastro globale. Ma se noi canalizziamo questa ondata, trasformando intenzionalmente la nostra cultura al centro della sostenibilità, non solo eviteremo la catastrofe, ma potremo inaugurare un'era di sostenibilità, che consentirebbe a tutte le persone di prosperare, proteggendo nel contempo anche il ripristino della Terra.

In State of the World 2010, sessanta ricercatori e professionisti descrivono come si possono sfruttare le istituzioni il leader mondiale di istituti di istruzione, mass media, imprese, governi, tradizioni e movimenti sociali, alle culture riorientare verso la sostenibilità.

I dati  dello "State of World 2010",  il rapporto del Worldwatch Institute curato da sessanta ricercatori e professionisti, sono chiari: i 500 milioni di individui più ricchi del mondo (il 7% della popolazione globale) sono responsabili del 50% delle emissioni di anidride carbonica.   

Di contro, i tre miliardi più poveri sono responsabili di appena il 6% delle emissioni di Co2. Basti pensare che due cani pastore tedeschi consumano più risorse in un anno di un abitante medio del Bangladesh. Secondo quanto sostiene l'economista Victor Uckmar a Televideo, "dal 2005 al 2007 il non fare dell'Italia è costato 14 miliardi di euro, di  cui 3 per i ritardi delle rinnovabili".

State of the World è la pubblicazione di punta di Worldwatch, ha educato un vasto pubblico di studenti, giornalisti, politici, e cittadini preoccupati per le tendenze di sviluppo sostenibile per un quarto di secolo. Il libro è stato pubblicato in 36 lingue, e nel corso degli anni si è autorevolmente distinto su  questioni che vanno dalla popolazione mondiale, energia, agricoltura, salute e politica commerciale. State of the World è riconosciuto come un classico della letteratura ambientale, avendo attirato luminari da Kofi Annan a Mikhail Gorbaciov a scrivere prefazioni per il libro. I nuovi Media, i responsabili politici e le ONG a livello mondiale citano il libro per le sue analisi all'avanguardia, l'affidabilità e la documentazione accurata dei suoi argomenti, tutti disponibili per accelerare la transizione globale verso un mondo sostenibile.

Immagine: www.earthbeatradio.org

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