Lo shopping di risorse naturali di Cina e Giappone continua...


La fame di energia e di risorse naturali sta rendendo il villaggio globale più tumultuoso che mai, per cui si movimentano scambi, incontri, affari da fare soprattutto in qualche paese africano o in qualche ex stato dell'Urss, i quali hanno bisogno di vendere le loro risorse per ammodernarsi.


A movimentare il grande business ci pensano soprattutto Cina e Giappone, che  stanno facendo affari d'oro,accordi e joint venture con coloro che detengono questi beni insostituibili e preziosi "cibi consumistici", necessari per far funzionare telefoni cellulari, batterie agli ioni di litio, tecnologie militari avanzate, tecnologie verdi... quindi anche tungsteno, ma soprattutto Ree, rare earth element, da cui dipendono turbine eoliche, lampadine a basso consumo energetico, fosfori verdi, laser, fibre ottiche, batterie per auto ibride, televisori a colori...

Il Giappone,
dopo aver firmato, attraverso JOGMEC (Japan Oil, Gas and Metals National Corporation ) un accordo con una società statale mineraria del Kazakhstan, sullo sviluppo dei metalli rari, tra cui il tungsteno, anche ITOCHU, un altro gigante aziendale giapponese che detiene anche il 15 per cento nel settore del gas Kudu (da quest'anno Namcor e Gazprom hanno la quota di maggioranza nel settore gas Kudu), un giacimento offshore in Namibia, ha acquisito un 10,3 per in Extract Resources, la quale, con i risultati dei test di perforazione in mano, sta ora sviluppando la nascita di una nuova zona di mineralizzazione di uranio nella zona di Rössing sud, in Namibia, da cui dal 2013 sarà possibile sfornare 5 800 tonnellate all'anno di uranio, più del dieci per cento della produzione globale. 

Inizialmente, il nuovo giacimento, potrebbe raggiungere le 220 000 tonnellate, rendendo la zona una delle fonti più produttive del minerale al mondo.

Secondo il quotidiano Nikkei business l'affare vale 15 miliardi di yen, circa 170 milioni di dollari.

Le azioni di Extract Resources sono salite più del 5,2 per cento a seguito dell'operazione, mentre la quotazione di Itochu è rimasta invariata.



Itochu è al secondo posto nel mondo per vendite annuali di uranio, con circa 4000 tonnellate. Un portavoce dell'azienda ha detto che la società mira ad ottenere i diritti di commercializzazione per l'uranio dalla Namibia, soprattutto per l'approvvigionamento delle utenze di energia elettrica giapponese.

Nel mese di marzo, Itochu ha acquisito il 15 per cento della britannica Kalahari Minerals PLC, che possiede il 40 per cento di Extract Resources.


Fonte: www.namibian.com

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