Un mondo troppo insostenibile

Politiche economiche insostenibili fanno si che la pressione delle attività economiche sta esaurendo le riserve naturali del pianeta.

 "Se continuiamo a consumare le risorse del nostro pianeta con i ritmi attuali, nel 2030 ci vorranno le risorse di due Terre". 

E' questo l'allarme lanciato dal rapporto del Wwf sullo stato del pianeta. 

Eppure da quelle risorse dipende la nostra sopravvivenza.

Le foreste, ad esempio, vengono annientate alla velocità di 130mila chilometri quadrati l'anno tanto che ora sono insufficienti ad assorbire la quantità di emissioni di carbonio prodotti dai Paesi industrializzati. 



Nella relazione biennale il "Living Planet Report" (che esamina i cambiamenti nella Impronta ecologica - l'area della terra e l'acqua necessaria a fornire le risorse, lo spazio per le infrastrutture e la vegetazione per assorbire l'anidride carbonica), fa registrare un peggioramento dello stato di salute delle specie animali, con picchi del 60%, e una domanda di risorse naturali che richiede la capacità bioproduttiva di un pianeta e mezzo.

I mari ormai spopolati dalla pesca eccessiva, le acque dolci sfruttate senza controllo nei paesi tropicali,
uno scempio ai danni dei paesi poveri dalle cui risorse attingono quelli industrializzati.

Ci sono oltre 70 paesi che hanno grossi problemi per la fornitura di acqua dolcee, con oltre due terzi di costoro che  vivono uno stress dal moderato al grave. Ciò procura profonde implicazioni per la salute degli ecosistemi, la produzione alimentare e il benessere umano, e rischia di essere aggravata dai cambiamenti climatici.
 


Il rapporto svela che i Paesi ad alto reddito hanno un ingombro cinque volte quello dei paesi a basso reddito, il che suggerisce che il consumo nei Paesi ricchi impoverisce i paesi tropicali più poveri ma ricchi di risorse. Solo la Ue consuma il doppio delle riserve naturali rispetto alla media globale.

La vera sfida del futuro, dice il direttore scientifico del WWF Italia Gianfranco Bologna, è che esista una contabilità ecologica che si affianchi alla contabilità economica. Più consumo non vuol dire più sviluppo. L'investimento è nel rispetto, che garantirebbe fornitura di cibo, di medicine, la rigenerazione del suolo e così via... 

Purtroppo dal 1966 la domanda sulle risorse naturali è raddoppiato e attualmente stiamo usando l'equivalente di 1,5 pianeti per sostenere le nostre attività.

I 10 paesi con la più grande impronta ecologica per persona sono gli Emirati Arabi Uniti, Qatar, Danimarca, Belgio, Stati Uniti, Estonia, Canada, Australia, Kuwait e Irlanda.  Mentre ci sono il doppio di persone nei paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), il cui  tasso attuale di impronta per persona, è sulla traiettoria di superare il blocco dei paesi OCSE se seguono lo stesso percorso di sviluppo.



Immagini: www.masternewmedia.org - wwf.panda.org/

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