Cancun: al via la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (COP 16)

Mentre sul mondo imperversa la bufera WikiLeaks, che potrebbe condurre a inaspettati mutamenti geopolitici, c'è da segnalare che oggi a Cancun, rinomata località turistica che  sorge nella penisola dello Yucatán e si affaccia sul golfo del Messico, ha inizio la Conferenza Onu  sui cambiamenti climatici (COP 16), che si protrarrà sino al 10 dicembre.

I 194 negoziatori che vi parteciperanno si troveranno a discutere di questioni climatiche con la speranza che questo tema complesso e controverso possa ritrovare lo slancio perduto a Copenaghen, un anno fa, da cui sembrava che il mondo potesse contare sul raggiungimento di un significativo accordo: una azione globale per il periodo 2013-2020.  Ma l'accordo, firmato all'ultimo minuto è stato elaborato in maniera tale da aggirare il problema di divisione di riduzione delle emissioni, che ha afflitto i negoziati internazionali sul clima per quasi due decenni.  Invece di aver accettato dei tagli obbligatori delle emissioni, l'Accordo consente ai paesi sviluppati e in via di sviluppo di predisporli a livello nazionale (così gli Stati Uniti dichiarano di tagliare le emissioni del 17% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020, mentre la Cina si impegna a ridurre l'intensità energetica del 40-45 % con base di riferimento del 2005).

Washington, che è stata la prima a volere questo accordo, sostiene che è la prima volta che i principali paesi in via di sviluppo, così come i paesi ricchi, si sono impegnati ad azioni sul clima, anche se non sono vincolanti. Un recente rapporto delle Nazioni Unite per l'ambiente ha rilevato che, anche se ogni paese rispettasse i suoi impegni, rappresenterebbe solo il 60% dei tagli necessari per far si che il riscaldamento non raggiunga livelli pericolosi.
 

Si pensa che il  vertice nella ridente città messicana, sarà meno importante di quello di Copenaghen, e non produrrà un nuovo trattato vincolante sul clima. Piuttosto sarà l'occasione  per i negoziatori internazionali di fare alcuni progressi su questioni chiave che trattino finanza, trasparenza, tecnologia, adattamento,  silvicoltura... questioni dove le parti possono intrapendere misure concrete, cominciando a costruire o rafforzare le istituzioni per promuovere l'azione.

Secondo Elliot Diringer, vicepresidente di strategie internazionali presso il Pew Center on Global Climate Change, tra le priorità di  Cancun, la cosa più importante è la realizzazione di progressi concreti su una serie di questioni operative che rafforzano l'architettura internazionale, dando dei meccanismi formali per il trasferimento di tecnologie innovative volte a mitigare il cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo, contribuendo così a  promuovere un'azione più incisiva nel breve termine.

Un'altra questione, spesso discussa dai negoziatori del clima, è la gestione dei diritti di proprietà intellettuale (IP) per quelle tecnologie che sono state progettate per mitigare, appunto, le emissioni di anidride carbonica, in gran parte inventate e sviluppate nei Paesi sviluppati.

Per Diringer, la proprietà intellettuale al trasferimento di tecnologie in ambito climatico, non rappresenta un ostacolo insormontabile come molti lasciano credere. Secondo lui  sarebbe  più indicato che la questione venisse trattata presso il World Trade Organization (WTO), piuttosto che al COP 16. Ma il nocciolo del sistema è senz'altro il raggiungimento di accordi della finanza  e un altro problema potrebbe essere parte integrnte dei negoziati di Cancun il finanziamento ai paesi in via di sviluppo per combattere il cambiamento climatico.  Ed è un punto essenziale, sia perchè vi è una reale necessità per esso ma anche perchè ha un altissimo valore simbolico in molti paesi.

Al COP 15 di Copenaghen i paesi sviluppati si sono impegnati a mobilitare fondi per l'adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei paesi in via di sviluppo. Le promesse sono costituite da finanziamenti rapidi di 30 miliardi di dollari entro il 2012 e il finanziamento a lungo termine,  di 100 miliardi di euro all'anno entro il 2020.

Tuttavia, prima  che i paesi sviluppati s'impegnano a forti obiettivi e a sborsare molti miliardi necessari a finanziare il clima,  vogliono vedere il mondo in via di sviluppo, con dati alla mano,  in una serie d'impegni vincolanti della riduzione delle emissioni, dato la rapida crescita economica e industriale di questi paesi, soprattutto Cina e India.

Diringer ha detto che la struttura di tale finanziamento pubblico e un calendario per la sua istituzione sarà probabilmente sul tavolo a Cancun.

Tuttavia gli Stati Uniti hanno detto chiaramente che senza un accordo sulle ICA, consultazioni analisi internazionali, i paesi in via di sviluppo non otterranno finanziamenti per il clima ne per la tecnologia.

Per superare lo scoglio il ministro dell'ambiente indiano Jairam Ramesh è pronto a portare a Cancun una nuova formula per mappare l'azione sul clima dei singoli paesi, proponendo un metodo con cui  le azioni sul clima di India e di altri paesi in via di sviluppo dovranno essere esaminate.

Questa è la prima volta che una proposta del genere è stata delineata dai paesi in via di sviluppo, non sempre disposti ad aprire una discussione su questo tema, mentre invece i paesi ricchi evitano discussioni su altri elementi chiave, come i loro obiettivi di emissione.

Proprio l'India allo scorso vertice sul clima di Copenaghen aveva mantenuto una posizione piuttosto ostruzionistica. Ora, con questa nuova proposta, spera di ridefinire la sua immagine a livello mondiale.

Per la Cina, che dopo Copenaghen ha investito fortemente sull'energia pulita, la chiave del successo della conferenza sui cambiamenti climatici di Cancun spetta agli Stati Uniti e agli altri paesi sviluppati, i quali hanno la responsabilità, sia per cause storiche e pratiche di aver contribuito maggiormente alla crescita dell'anidride carbonica (CO2).

Il vertice di Cancun, oltre ad essere l'avvenimento dell'anno per molti giornalisti, metterà in scena soprattutto gli ambientalisti, in quanto sperano che i governi possano raggiungere un accordo su alcune questioni collaterali importanti, come frenare la deforestazione e l'istituzione di un fondo globale per aiutare i paesi poveri ad affrontare un pianeta surriscaldato.

In viaggio verso Cancun
, per evidenziare l'impatto dei cambiamenti climatici sulle isole, c'è anche tale Seumas MacDonald, un ex agricoltore che si è cibato oltre 2000 km, con l'intento di fare pressione sui capi di governo presenti alla Conferenza sui cambiamenti climatici. MacDonald si fa portavoce della situazione di South Uist, un'isola delle Ebridi (Scozia), riserva naturale e con una serie di siti di interesse archeologico,  tra cui il luogo di ritrovamente di mummie preistoriche,  sempre più colpita da violente tempeste e dall'innalzamento de livello dei mari che minacciano di erodere gravemente il litorale.





Immagini: cmep.org.uk -

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