Israele: un'oasi di speranza per i migranti eritrei

E' ormai scaduto l'ultimatum dei sequestratori che da un mese tengono prigionieri nel deserto del Sinai 80  profughi eritrei in condizioni disumane. 
 Tra loro anche donne incinta e bambini. I prigionieri continuano ad inviare appelli ai familiari per raccimolare il riscatto richiesto per essere condotti in Israele.

Si moltiplicano le iniziative in loro sostegno come la conferenza stampa di oggi al Senato dal titolo "Profughi sotto ricatto: cosa c’entra l’Italia? - Eritrei etiopi somali sudanesi in catene nel deserto del Sinai", alla presenza del mondo politico e della società civile.

Bloccati sul Mediterraneo, respinti dall'Egitto dal 2005 perchè ha già una vasta popolazione di migranti, il popolo africano del Corno d'Africa e parte del Sudan, dilaniato da una guerra civile da oltre  22 anni, che dal 2003 ha provocato più di 300.000 morti e 2,7 milioni di sfollati, anche Israele si trova, suo malgrado, a dover affrontare questa tragedia.

Inizialmente ha offerto rifugio e anche posti di lavoro negli alberghi e nei kibbutz. Quasi 3.000 persone hanno ricevuto un soggiorno temporaneo o un permesso di lavoro. Ma senza una politica generale, la maggior parte dei migranti sono solo temporaneamente liberi per le strade,

Il professore di geografia dell'Universitא di Haifa Arnon Soffer stima che se il ritmo attuale persiste ci saranno circa 500.000 immigrati clandestini in Israele in 15 anni. E in un paese di appena 7,6 milioni di persone, il fenomeno potrebbe rivelarsi una minaccia esistenziale. .

Riguardo i diritti umani per gli africani in Israele c'è molta simpatia e figure di alto profilo come il premio Nobel e sopravvissuto all'Olocausto Elie Wiesel hanno chiesto al governo di offrire una casa per sfuggire al genocidio del Darfur.
 

Gli africani descrivono viaggi strazianti, in fuga da persecuzioni in patria, che si fanno strada attraverso l'Egitto, dove i diritti umani vengono calpestati dalle stesse guardie di frontiera, che nel 2007 hanno sparato e ucciso 85 africani che cercavano di raggiungere Israele.

Nel deserto del Sinai in Egitto, gli immigrati pagano migliaia di dollari ai trafficanti beduini per portarli oltre il confine e sono spesso tenuti in ostaggio dai contrabbandieri, il cui fine è quello di estorcere più soldi ai loro parenti. Secondo le testimonianze

Sono decine i racconti dei migranti che parlano di violenza, abusi. Secondo le testimonianze, i contrabbandieri sottopongono i migranti a violenze inaudite, stupri, scosse elettriche e ustioni derivanti dal fatto che sono rinchiusi in soffocanti containers con sbarre di ferro senza cibo e acqua.

Rivela una donna eritrea identificata solo come HA: "Cinque o sei uomini mi hanno violentata più volte, non so quante volte. Mi hanno anche picchiato molte volte. Mi sembrava di morire".
 

Abdul-Rasul è arrivato dal Darfur nel 2007, ed è uno dei pochi che ha guadagnato lo status giuridico in Israele. Lavora in un negozio di prodotti per computer a sud di Tel Aviv. I suoi figli ora parlano tutti correntemente l'ebraico, e sua figlia di 17 anni - sopravvissuta a un colpo di pistola alla testa nel Sudan - sta pensando di aderire al servizio militare in Israele.

Ma Abdul è da considerasi solo uno dei pocchissimi fortunati!

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