Ciclone Yasi: una mezz'ora da incubo

E' stata una mezz'ora da incubo per il quasi milione di australiani residenti lungo i 700 chilometri della costa nord orientale del nuovo continente, nella regione del Queenisland, dove ancora una volta le forze della natura hanno imperversato furiosamente, stavolta con il ciclone Yasi, di categoria di pericolo 5, la più alta, come Katrina, la tempesta che ha devastato New Orleans e superiore a quella del ciclone Tracy, che nel 1974 devastò la città di Darwin, nel nord, causando 71 morti e distruggendo il 90% delle case.

Yasi si è presentato con venti a quasi 350 chilometri orari che hanno divelto tetti, sradicato alberi e abbattuto cavi elettrici causando interruzioni di correnteL'ultima mezz'ora è stata la più terrificante, con il rumore assordante del vento ululante...


La zona colpita è costellata da decine di cittadine turistiche, dove vi operano centinaia di operatori, avendo nei pressi uno dei punti chiave del turismo dell' Australia : la Grande Barriera Corallina.

 Un tratto di 50 km di costa tra le città di Cardwell e Tully, fortunatamente, ha sostenuto il peso della tempesta. A Tully alcuni edifici e abitazioni hanno subito gravi danni;  per le strade i semafori piegati a metà e le coltivazioni di canna da zucchero e di banane spazzate via, con perdite di centinaia di milioni di dollari. Tuttavia, sebbene sia presto per la conta dei danni, le previsioni parlano di più di 41 miliardi dollari.
 
 
Adesso che il peggio sembra essere passato, migliaia di residenti che avevano abbandonato le proprie case per starsene nei centri di raccolta, vi ritornano lentamente. Chi ha invece resistito, restandosene asseragliato all'interno del proprio appartamento, rinforzando le strutture, sprangando finestre con barre di ferro e quant'altro...  ha pian piano ripreso vita.


Sembra, purtroppo, che  l'estate 2011 passerà alla storia come una delle più piovose e letali che l'emisfero meridionale abbia mai conosciuto, ed è purtroppo concreto il rischio che il primato sia provvisorio.  


Per i meteorologi, la responsabilità di quello che è iniziato come un "annus horribilis" va in massima parte al fenomeno de "La Nina",  quella oscillazione del sistema  climatico del Pacifico Equatoriale, caratterizzata da un anomalo riscaldamento delle acque superficiali al largo di  Australia e Nuova Guinea, che si traduce  in un incremento della piovosità.


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