Nord Africa e Golfo: là dove eravamo rimasti...

Così, mentre il mondo segue trepidante quello che accade in Giappone, dove un forte terremoto, seguito da un mostruoso tsunami e dalla paura di contaminazione radioattiva, per via dei gravi danni riportati dalla centrale nucleare di Fukushima, ha sconvolto la vita di centinaia di migliaia di persone, e dirottato, inevitabilmente, l'interesse generale... là dove eravamo rimasti, tutti a seguire le vicende riguardanti il desiderio di democrazia nei paesi del nord Africa e del mondo arabo, il rais libico Gheddafi guadagnando terreno nella rivolta in corso nel suo paese, in una delle sue tante infauste decisioni, fa bombardare dai suoi caccia la città di Ajdabiya, a sud di Bengasi.

Mentre i ribelli scorrazzano coi loro Pickup sgangherati e armati di mitragliatrici per le strade sabbiose, aspettando la no-fly zone che non arriva, l'offensiva dell'oro nero diventa ora marcia su Bengasi, capitale della rivolta, dove le truppe del colonnello, abbandonato assieme alla sua famiglia anche dalla Russia, cercano di riprendere il controllo ad est dell'intera Cirenaica (ripresa già Brega, il più importante polo petrolifero della Libia), oltre a liberarla da "bande di terroristi", avvalorando così la tesi del regime che dietro la rivolta ci sia proprio al-Qaeda.

Già nelle trattative internazionali, il ministro del petrolio, in una nuova posizione di forza, ha espressamente minacciato tutti i paesi che hanno appoggiato la rivolta, facendo intendere che saranno privilegiate le forniture petrolifere a quei paesi che hanno assunto una posizione più morbida, cioè Russia e Cina.

Difficile la situazione anche nel Bahrein, dove il regno della dinastia sunnita dei Khalifa, da oltre due secoli al potere, ha richiesto l'intervento del Consiglio di cooperazione del Golfo per supportare la repressione delle manifestazioni di piazza, organizzate dalla maggioranza sciita.

Anche nello Yemen, dove i manifestanti anti-regime, soprattutto i giovani della Sanaa University, chiedono le dimissioni del presidente, Ali Abdullah Saleh, la rivolta prosegue. Nella capitale Sanaa i dimostranti hanno subito varie cariche della polizia. Circa 40 yemeniti sono rimasti feriti.

Sinora quello accaduto, e tuttora in svolgimento, in Africa del nord e nei paesi del Golfo ha seguito di pari passo l'ondata di libertà sorta sulle coste del Mediterraneo. Una grande rivoluzione è in atto, un desiderio di liberarsi da dittature, povertà, mancanza di lavoro e leggi inique... speriamo solo non si fermi. 

 
Immagine: notizie.it.msn.com/ -

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