A quando la fusione nucleare?

Dopo il terremoto  e lo tsunami che hanno sconvolto il Giappone, e che hanno dato vita al grande pericolo nucleare, oggi più che mai, in un mondo che nei prossimi tre decenni si avvia ad un aumento del consumo globale di elettricità pari al 160 per cento, serve rinnovare le tecnologie esistenti per il carbone, se non si vuole immettere in atmosfera una quantità di anidride carbonica pari a quella che vi abbiamo immesso sin dalla Rivoluzione industriale, modificando il clima in modo catastrofico. E naturalmente, sviluppare ulteriormente le energie alternative, sebbene anche loro abbiano dei limiti.

Affidandoci oggi alla scienza per salvare l'umanità, tenendo presente che le tecnologie  odierne non sono sufficienti a fermare il degrado del nostro pianeta, è la sola via che ci resta. Ecco dunque che dobbiamo impegnarci, attraverso la ricerca, sullo sfruttamento delle maree e dei venti di alta quota, su organismi geneticamente modificati per la produzione d'idrogeno o per la demolizione dell'anidride carbonica e naturalmente sui reattori a
fusione (e non fissione) nucleare...

Scrissi 5 anni fa sul vecchio blog.
 
Per risolvere definitivamente la crisi energetica del nostro pianeta, basterebbe prendere un pezzetto di sole e portarlo sulla Terra: il suo calore potrebbe far girare per migliaia di anni milioni di turbine e generare elettricità per tutti.

L'idea di ricreare sulla Terra ciò che avviene all'interno del Sole, con la fusione di atomi leggeri e la generazione di altissime temperature, fa parte della cinquentennale rincorsa dell'uomo a quel processo che tiene accesi il Sole e le stelle, la cosidetta fusione termonucleare, definito per lungo tempo "il fuoco degli dei".

Purtroppo per noi, la possibilità di ricavare energia dalla fusione nucleare, una fonte inesauribile di energia pulita e illimitata, in quanto i vari atomi d'idrogeno necessari alla fusione si possono estrarre o dall'acqua o dal litio, un metallo molto comune sulla crosta terrestre, è teoricamente possibile realizzare, ma è ancora fuori dalla nostra portata, sebbene gli scienziati abbiano tentato di replicare la reazione termonucleare, per ricavarne energia, ma con scarsi risultati. Forse nel 2030 riusciremo a vedere all'opera il primo reattore dimostrativo.

Proprio di recente, però, è stato firmato un accordo a Mosca che impegna la Russia a finanziare con 100 milioni di euro (al prezzo del 2001)  in strumentazioni e apparecchiature, la costruzione del reattore termonucleare internazionale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), il prototipo commerciale di un reattore che produrrà elettricità grazie alla fusione nucleare, che si sta costruendo nel centro di ricerca nucleare di Cadarache, nel sud della Francia.  Il tokamak ITER, reattore a fusione nucleare, vede la partecipazioni dell'Unione europea, Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti.

Il progetto scientifico ITER, che ha guadagnato molti consensi in ambito scientifico e politico, con la fusione nucleare sta tentando lo sviluppo di una fonte di energia pulita e inesauribile che possa sostituire i combustibili fossili. Il suo scopo e di fare da transizione da studi di fisica del plasma a grossi impianti di fusione su larga scala .

Anche l'Iran, con altre sei nazioni, sta lavorando ad un programma sulla fusione nucleare denominato IR-IECF, condotto da scienziati iraniani nel Plasma Physics and Nuclear Fusion Laboratory.
 
Immagine: hight3ch.com


















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