L'acqua è un bene pubblico che però...

In base al meccanismo messo in campo nel referendum che si terrà domenica e lunedì, nessuno vieta ad una società interamente pubblica, a condizioni concorrenziali, di poter partecipare ad una gara e vincere la gestione della rete idrica di un qualsiasi territorio in autonomia e in concorrenza con un privato. 

Chi vota No al referendum sull'acqua da un colpo mortale alla logica della municipalizzata in cui alligna la casta politica, facendo si che a tutti coloro che non trovano spazio nelle fila dei partiti, vengano poi affidati vari servizi pubblici, tra i quali la gestione pubblica dei servizi idrici, che verranno poi gestiti malamente. E di questi disservizi, è inutile negarlo, noi in Italia, ne siamo perfettamente a conoscenza.

L'Europa chiede la copertura di tutti i costi, cioè del costo del capitale, del costo di gestione, del costo degli investimenti, anche in tariffa. Questo perchè chi paga l'acqua, cioè chi la consuma, deve contribuire ad una gestione che attraverso la gara deve essere titolata a rispondere di quanti soldi ci mette, per quale efficienza e unità di tempo, il che giustica quindi una percentuale di remunerazione in tariffa degli investimenti.

Attualmente in Italia i privati gestiscono  il 5% della gestione dei servizi idrici mentre il 95% ha la responsabilità di non risponderne, cioè i servizi pubblici, che oggi non hanno in tasca i 60 miliardi ed oltre di euro per elevare la qualità del servizio idrico

Votando SI al primo quesito la gestione dei servizi idrici rimane quindi nelle mani di chi ha il 95%  della responsabilità, cioè del servizio pubblico, che spreca risorse e fa pagare più tasse al cittadino. che non è stato capace di gestire i soldi, e sino ad oggi, ha fatto si che un terzo degli italiani ancora non abbiano un ciclo continuo delle acque reflue, e neppure  i depuratori.  Il 40% delle perdite delle condutture idriche è una mole d'investimenti che il pubblico non potrà mai affrontare e in molti comuni del nostro Paese l'acqua o non arriva nelle case o arriva parzialmente nel corso della giornata.  

Chi vuole abolire il referendum  non vuole rendere conto di quanto si spende, per quanti soldi, lasciando così il servizio pubblico in mano agli enti locali, che però non hanno soldi, e se casomai li avessero, domandiamoci quanti ne utilizzerebbero per rendere più efficiente il servizio idrico?

Votando No si liberalizza il sistema idrico per renderlo più efficiente e si mettono alla berlina tutte le società pubbliche. Questo vale anche per i rifiuti e il trasporto pubblico locale, che da come si può vedere, sono settori che, in molti luoghi (non tutti per fortuna!) da anni hanno prodotto solo danni a non finire. 

Il meccanismo inserito nel primo quesito non riguarda la privatizzazione dell'acqua ma la concorrenza, cioè pubblico e privato si confrontano in una gara per rendere più efficiente il servizio. Quindi, se al referendum dovesse passare il NO, la gestione dei servizi idrici potrebbe essere affidata ai privati, ma l'acqua resterebbe, come è giusto che sia, di proprietà pubblica.

Immagine: informarexresistere.fr

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