Somalia: le strade della morte

Ritorniamo su questo argomento perchè è davvero  inconcepibile che tutto ciò accada nel XXI secolo.

Il mondo non può permettersi di stare a guardare quello che accade nel Corno d'Africa, dove la carestia che ha colpito la regione si aggrava sempre più.

Ieri a Roma Josette Sheeran, direttore esecutivo del United Nations World Food Programme (PAM) ha detto in una conferenza stampa che la combinazione di catastrofi naturali e conflitti regionali ha colpito più di 12 milioni di persone. Tutti i centri in grado di distribuire cibo sono sopraffatti e il campo di Dadaab in Kenya, che è stato costruito per 90.000 persone ora ne ospita 400.000.

Vogliamo verificare, dice la Sheeran, che le forniture sono presenti lungo la strada, perché alcune di queste stanno diventando le strade della morte, dove le madri si trovano a dover abbandonare i loro figli che sono troppo deboli per affrontare il viaggio o che sono morti lungo la strada.

I più colpiti, come sempre, sono donne bambini, a rischio di morte o arresto della crescita permanente del loro cervello e il corpo a causa di fame. Nella loro diaspora, le donne si trovano a dover fare scelte orribili lasciando dietro di sé i loro figli più deboli che muoiono tra le loro braccia,  per salvare i più forti.

La Banca Mondiale ha detto che fornirà più di 500 milioni di dollari per assistere le vittime della siccità, oltre a 12 milioni dollari in aiuti immediati per aiutare le persone più colpite.

Ma tutti i governi di tutto il mondo e le Nazioni Unite sono al centro di critiche per la loro lenta risposta alla grave siccità, anche se  si trovano ad affrontare gravi problemi in quanto le regioni più colpite sono in preda a un conflitto che infuria in gran parte della Somalia meridionale.

Anni di conflitto anarchico nel sud della Somalia hanno esacerbato l'emergenza, evitando che gli aiuti possano raggiungere le comunità della zona. Quasi 135.000 somali sono fuggiti da gennaio, soprattutto nel vicino Kenya ed Etiopia.

Il PAM ha detto che è impossibilitato a raggiungere oltre 2 milioni di somali a fronteggiare la fame nelle aree controllate dai militanti islamici, che hanno imposto il divieto di aiuti alimentari nel 2010 e hanno regolarmente minacciato i gruppi di soccorso.

Ma di fronte questa grave crisi umanitaria, le Nazioni Unite, la Banca mondiale e tutte le nazioni del mondo debbono e possono fare di più, altrimenti non c'è ragione che debbano continuare ad esistere.


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