Giornata internazionale dell'orso polare: la promessa non mantenuta di Obama

Ieri il mondo ha celebrato la Giornata Internazionale del Polar Bear, momento in cui un simpatico cucciolo di orso polare danese di nome Siku ha fatto il suo debutto mondiale come piccolo ambasciatore dei suoi cugini selvatici.

Il desiderio di Siku è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ma questa sua aspirazione rischia di rimanere elusa, visto che la Shell, la potente multinazionale petrolifera, mira ad affondare le sue trivelle nell'incontaminato Oceano Artico già da questa estate - accelerando in tal modo il riscaldamento globale e aprendo la fragile casa di orsi polari, trichechi, foche e comunità indigene per nuove esplorazioni alla ricerca di idrocarburi.

Nel rispetto della Giornata Internazionale della Polar Bear, “gli orsi polari„ stanno visitando oggi le stazioni Shell da Anchorage a San Francisco a Washington, DC  per dire no al pericoloso programma della  compagnia petrolifera anglo-olandese.

"Quasi ogni animale artico è a rischio di estinzione per colpa del riscaldamento globale, che sta restringendo sempre più il ghiaccio marino così come molti di coloro che necessitano di esso per sopravvivere. Ora queste stesse stupefacenti creature - e il nostro clima - affrontano il sopraggiungere di nuove minacce attraverso la  trivellazione petrolifera e ricadute catastrofiche" ha detto Miyoko Sakashita, direttore del Center for Biological Diversity.

Le organizzazioni ambientaliste chiedono ai loro sostenitori di chiamare la Casa Bianca e sollecitare il presidente Obama a fermare i piani della Shell. Purtroppo, l'amministrazione Obama ha respinto un appello di riclassificare l'orso polare a rischio di estinzione, mantenendo invece lo status minacciato, a dispetto della volontà degli ambientalisti che dicono che gli orsi sono in pericolo di estinzione a causa dei loro territori di caccia artici che si stanno sciogliendo. Peccato: elencare l'orso polare a rischio di estinzione poteva essere necessario nel'azione sulla riduzione dei gas a effetto serra.

Purtuttavia fu proprio il Presidente degli Stati Uniti, nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, che fece una promessa dichiarando che non avrebbe più appoggiato una compagnia petrolifera il cui rischio avrebbe potuto causare danni come quelli avvenuti nella fuoriuscita di petrolio dal pozzo nel Golfo della BP di due anni fa.

Adesso, ha detto Liz VanDenzen, direttore di campo dell'Alaska Wilderness League "Deve mantenere questa promessa nel Mare Glaciale Artico americano."
Immagine:  www.spiegel.de/ 

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