Land grabbing: anche l'acqua è entrata nel mirino


La crescita della popolazione mondiale comporta maggior cibo e acqua per tutti. Forse è per questo che grandi corporazioni e investitori dei paesi ricchi si stanno accaparrando terreni agricoli stranieri e i vantaggi di acqua dolce che ne derivano.

Dal Sudan all'Indonesia, la maggior parte della terra si trova nelle regioni povere, così gli esperti avvertono che questo diffuso acquisto potrebbe ampliare il divario tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.

L'acqua depredata dalle corporazioni ammonta a 454 miliardi di metri cubi l'anno a livello globale, che corrisponde a circa il 5 per cento dell'acqua che si utilizza annualmente nel mondo. 

Gli investitori provenienti da sette paesi – Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, India, Regno Unito, Egitto, Cina e Israele – rappresentano il 60 per cento  dell'acqua acquisita in questi affari. La maggior parte degli acquirenti sono investitori nel campo dell'agricoltura, dei biocarburanti e del legname.

Alcuni degli acquirenti più attivi negli Stati Uniti includono investitori e multinazionale come Nile Trading and Development, BHP Billiton, Unitech e il magnate dei media Ted Turner.. La maggior parte degli acquirenti sono investitori nel campo dell'agricoltura, dei biocarburanti e del legname.

Secondo la banca dati pubblica Land Matrix le 1217 offerte che hanno avuto luogo dal 2000, hanno interessato oltre 205 milioni di ettari di terreno, Circa il 62 per cento di queste offerte sono avvenute in Africa – per un totale di circa 138 milioni di ettari, più o meno le dimensioni di due Arizona.

Per i paesi che fanno affidamento sull'agricoltura e già soffrono di povertà, gli impatti potenziali sono enormi, ha detto Paolo D'Odorico, professore alla University of Virginia e co-autore della nuova relazione che valuta le forniture d'acqua in gioco. Circa il 66 per cento delle offerte totali sono avvenute nei paesi con elevati tassi di fame. "In molti di questi paesi, la somma dell'acqua depredata sarebbe sufficiente a eliminare la malnutrizione," ha detto D'Odorico, che ha collaborato con gli scienziati del Politecnico di Milano.


Il problema è grosso. Le siccità degli ultimi tempi nei principali paesi produttori di cereali - come Stati Uniti, Argentina e Australia hanno portato a una forte diminuzione dei rendimenti che li hanno spinti a comprare terreni in altri luoghi per garantire la propria fornitura di cibo. Inoltre c'è da sottolineare l'industrializzazione dell'agricoltura nel corso degli ultimi decenni, ha spiegato D'Odorico. Questo tipo di agricoltura ha bisogno di vasti appezzamenti di terreno, che si trova a buon mercato all'estero.

E' ovvio che il fenomeno del land grabbing porterà inevitabilmente a ripercussioni internazionali e a manifestazioni violente fuori controllo. Secondo un rapporto dell'organizzazione no-profit GRAIN del Giugno 2012, una piantagione nella regione di Gambela dell'Etiopia, di proprietà di un miliardario saudita, ha deviato le acque dell'Alwero River. Il fiume Alwero è importante per migliaia di persone nella regione – per agricoltura e pesca. Nell'aprile 2012, un gruppo in un'imboscata ha ucciso cinque persone della società del miliardario Saudita. 

E questo è solo un episodio. Ma quanti altri ce ne potrebbero essere qualora sul land grabbing non s'intervenga in maniera adeguata? Un fenomeno così grave che sia Nazioni Unite che World Bank farebbero bene a tenere sotto controllo.

Immagine: www.environmentalhealthnews.org



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