Putin: impossibile fermare lo sviluppo nell'Artico


Mentre da Stoccolma, l'IPCC dichiara che il riscaldamento globale in atto è "inequivocabile"  e che "l'influenza umana, le cui attività provocano  disastri naturali, siccità e inondazioni è rilevante..."

A tal proposito leggiamo cosa dice Maria Cristina Facchini, che ha contribuito alla stesura di 1000 pagine del rapporto che verrà rilasciato lunedì.

È probabile al 95-100% che le attività antropiche, uso dei combustibili fossili e deforestazione, abbiano causato più della metà dell’aumento di temperatura osservato, che a sua volta ha causato il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento dei mari e l’intensificarsi di alcuni fenomeni estremi nella seconda metà del 20° secolo”.

E mentre la polemica che segue all'arresto dei 30 attivisti di Greenpeace in Russia, tra cui un italiano, che protestavano contro la perforazione di Gazprom nel  Pechora Sea continua, Putin, l'imperatore di tutte le Russie, ha consegnato martedì il suo messaggio all' International Arctic Forum, intitolato The Arctic-Territory of Dialogue, conclusasi ieri a Salekhard in cui afferma che è giunto il momento per una svolta industriale della regione, un tesoro di idrocarburi e un luogo centrale di percorso verso le nuove rotte di navigazione. Le autorità rassicurano gli ambientalisti che d'ora in avanti saranno utilizzate solo le tecnologie più innovative e con i più alti standard ecologici.

Al forum, a cui hanno partecipato più di 370 esperti, scienziati, politici e uomini d'affari si è discusso il tema della sicurezza ambientale nella regione artica.
 
Solo la città situata proprio sul Circolo Polare Artico, la capitale del Yamalo-Nenets (Siberia occidentale), è considerato n vero e proprio tesoro per gli idrocarburi russi.

A causa della fusione del ghiaccio, la regione è diventata importante da un punto di vista geostrategico ed economico, alimentando gli appetiti di vari paesi come Cina, USA, Canada, Norvegia, Islanda, Finlandia e Russia, che, giocando in casa, vuole mantenere il ruolo principale nel grande business di petrolio e gas che si va profilando.

Secondo le stime della US Geological Survey, almeno il 22 per cento del petrolio e gas naturale mondiale ancora da scoprire  si trova sotto Circolo Polare Artico. Il cambiamento climatico ha reso questi depositi più accessibili, e ha aperto le cosiddette "vie del nord", che permetterà di ridurre tempo e costi dei trasporti marittimi.

Mosca sta progettando un ambizioso sviluppo della piattaforma artica costiera - che, secondo il Natural Resources Ministry, contiene più di 80 miliardi di tonnellate di petrolio e gas. 

Nonostante i timori degli ambientalisti per la possibile distruzione del fragile ecosistema artico e la sicurezza dei popoli indigeni che abitano queste terre, il presidente russo ha detto che è impossibile fermare lo sviluppo nell'Artico. Ha tuttavia, ribadito, sul fatto che avrebbe avuto luogo nel pieno rispetto dell'ambiente, grazie all'utilizzo delle più recenti tecnologie.

La Russia possiede un terzo di tutti i territori artici ed è stato il primo paese ad avviare la produzione di petrolio e gas nell'Artico negli anni '70. Nell'ultimo decennio, più di 1.000 campi di petrolio e gas sono stati scoperti, oltre a giacimenti di diamanti e altre metalli rari.

Solo due aziende statali - Rosneft e Gazprom - sono autorizzati a lavorare sulla piattaforma artica costiera. Mentre Gazprom opera prevalentemente con i propri mezzi, Rosneft sta attirando attivamente le società estere e ha già contratti con aziende come ExxonMobil e Statoil.

"Il Mare di Barents ha un potenziale enorme", ha detto Jan Hegel Skogen, presidente della Statoil Russia, che era tra i partecipanti al Forum di Salekhard.

Immagine: www.russianlessons.net





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