COP21: il primo giorno


Il tanto atteso vertice sul clima si spera possa riformulare l'azione come un'opportunità, non una minaccia alla ricchezza. Così nell'articolo del Financial Times di oggi.

E probabilmente sarà questo il leit motiv che aleggerà al COP21 di Parigi.

Sin dagli albori del vertice sul clima, come quello di Rio più di 20 anni fa, i tentativi di forgiare gli accordi  internazionali per combattere il cambiamento climatico sono stati
frenati e spesso ostacolati da questioni di equità tra i Paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati. Mentre i paesi ricchi riconoscono una schiacciante responsabilità per la crescita storica delle emissioni, ragionevolmente sostengono però che l'azione correttiva non può essere attuata solo da loro, perchè non sarà sufficiente a frenare i futuri aumenti a livello globale, con Paesi poi come Cina e India, grandi inquinatori, figuriamoci!

Il mondo in via di sviluppo nel frattempo si sofferma sul raggiungimento della prosperità dell'Occidente dovuta ad un uso improprio di carbonio. Applicare un forte freno sugli stati meno prosperi senza dar loro modo di diventare economie avanzate, per loro non va bene.
Il risultato sarebbe quello di intrappolare miliardi di persone ad un livello dei redditi molto inferiore rispetto a quello degli abitanti di America ed Europa.

Purtuttavia, resta improcrastinabile, che questi negoziati sul clima abbiano un esito positivo. Quindici anni di questo millennio sono stati i più caldi di sempre. Il 2003 ed ora l'anno in corso, considerato sinora l'anno record per il gran caldo rispetto alla fine del 1800 quando sono cominciate le prime rilevazioni climatogiche e la temperatura è salita di 0,85 gradi centigradi. A fine secolo, con questa progressione, l'aumento sarebbe di 4 gradi ma già nei prossimi decenni gli osservatori prevedono conseguenze devastanti, come 100 milioni di poveri in più;  250 milioni  di emigranti climatici; 400 milioni di persone a rischio inondazione.

Se non s'interviene ora, con patti chiari e impegnativi, anni come il 2003 e il 2015 rischiano di diventare una normalità tra qualche decennio.

Per cambiare questo stato di cose la priorità è ridurre l'utilizzo di fonti fossili: carbone, petrolio e gas responsabile dell'80 per cento delle emissioni di anidride carbonica.
Le Nazioni Unite chiedono di tagliare del 40, 70 per cento, a seconda dei Paesi, le emissioni entro il 2050 per arrivare poi a zero emissioni entro la fine del secolo.

Ma come si comportano i 3 grandi inquinatori del pianeta?

La Cina, che sempre più spesso deve affrontare crisi d'inquinamento (come ora, con il COP21 in corso a Parigi, dove a Pechino le autorità  invitano una popolazione di 22 milioni d'individui,  a non uscire di casa), ha appena cominciato un percorso di utilizzo di risorse non fossili, ma per gli esperti delle Nazioni Unite le emissioni continueranno a crescere almeno fino al 2025  con effetti disastrosi per il pianeta intero. 


Dal canto loro gli Stati Uniti, il secondo inquinatore del mondo, promettono una riduzione dei gas serra entro il 2030 del 12, 19 per cento, probabilmente una stima al ribasso visto che negli ultimi 2 anni l'Amministrazione Obama ha dato un forte impulso allo shale gas, ovvero il gas naturale estratto dalle rocce porose tramite perforazione, con l'obiettivo di coinvolgere in questa rivoluzione energetica anche altri Paesi. Ma in corso c'è un acceso dibattito sul contributo dello shale gas all’effetto serra.

L'India invece è il punto dolente. Il premier Modi a capo di un grande stato non sviluppato, non solo rivendica il diritto di bruciare carbone ma chiede, come la Cina, che i Paesi ricchi mantengano gli impegni economici. Trovare più soldi e più tecnologia per i paesi che hanno difficoltà di finanziamento e vogliono che siano loro pagati i danni è una delle sfide più impegnative per uscire dall'impasse degli ultimi vertici.

La sfida di questo importante vertice è quella di trovare la giusta intesa, con equità, senza trucchi, inganni e giochi di potere, perchè i giovani non lo permetteranno, e ne hanno ben donde a pensarla così, visto il gran casino di mondo che gli lasceremo, specie quelli della mia generazione, che sono arrivati troppo tardi a capire le cose sbagliate fatte.

Già stamane c'è stata una prima protesta da parte di giovani che chiedono essenzialmente giustizia climatica, cioè che i Paesi più ricchi paghino anche per quelli più poveri.

Altre news dal COP21

"Mission Innovation"

Bill Gates è a capo di un gruppo d'imprenditori di Mission Innovation che, per affrontare il cambiamento climatico, propone di dare una drastica accellerata all'energia pulita globale. Appena ieri erano solo in 20, già oggi Mission Innovation ha raggiunto il numero di 154.

Obama, Hollande e Ban Ki-moon  al lavoro

Nel corso del primo giorno di lavori alla Conferenza sul clima di Parigi, Obama ha incontrato i leader delle  piccole isole che stanno scomparendo per l'innalzamento dei mari dovuti al riscaldamento. La regione insulare del Pacifico, che è composta da 30.000 isole con tre dei cinque paesi a livello più basso della terra, è una delle regioni più vulnerabili del pianeta agli impatti dei cambiamenti climatici. Per loro, il nuovo accordo che uscirà da Parigi l'11 dicembre potrebbe essere il risultato più importante e significativo di tutti i summit sul clima sin da Kyoto nel 1997.

Hollande e Ba.Ki moon si sono invece incontrati coi leader dei Paesi africani che debbono affrontare siccità, carestia, migrazione climatica, erosione delle coste oltre alle guerre civili o religiose che, da quelle parti, non mancano mai.

da Parigi John Keyman

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Immagine: reneekarunungan.com - www.abc.net.au

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