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Sul rapporto McKinsey

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In questi ultimi giorni è stato presentato a Bruxelles uno studio, commissionato da società energetiche come Enel, Shell e la svedese Vattenfall, imprese come Volvo e Honeywell, ma appoggiato anche da una Ong come il Wwf, sui "Percorsi verso un'economia a basse emissioni di carbonio " in cui sono state analizzate le misure e opportunità (circa 200) che possono essere prese nel mondo, e i loro costi, per mantenere l'aumento della temperatura media globale sotto il 2 gradi centigradi. Secondo il rapporto McKinsey , uno dei migliori (se non il top) studi di consulenza in materia di gestione di imprese in tutto il mondo, (negli ultimi due anni ha già presentato 10 diversi distinti studi per la riduzione dei gas a effetto serra) , il taglio di 47 miliardi di tonnellate di Co2 entro il 2030 è fattibile, a condizione però di iniziare da subito, senza più indugi. Lo studio fornisce una risposta molto realistica alle domande che tutti ci facciamo: "Siamo in grado di

Circolo polare artico: una questione molto intricata

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Il Circolo polare artico si sta sciogliendo e già da qualche tempo stanno sorgendo le prime avvisaglie su chi potrà sedere leggittimamente al tavolo posato sull'immenso deposito di gas e petrolio racchiuso in uno dei più incontaminati e fragili ecosistemi del pianeta. Adesso, che l'aumento delle temperature dipenda dal ciclo dei 1500 anni o dalla sconsideratezza umana, una cosa è certa, lo scioglimento dei ghiacci polari ha reso l'Artico più accessibile alle rotte commerciali navali, per cui ora sono in molti, paesi, multinazionali, comandi militari a sentirsi in dovere di rivendicare la competenza nel proprio settore. Gli interessi economici sono enormi ed anche la Nato , con una presenza militare, vorrebbe metterci lo zampino. Poiche gli sviluppi di quanto sta accadendo nell'Alto Nord richiedono un attento e costante esame, la regione è d' importanza strategica per la Nato e per la sicurezza dei suoi alleati. Lo U.S. Geological Survey valuta in 90 miliardi di

Un nuovo ordine mondiale?

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La recessione economica mondiale (50 milioni di disoccupati nel 2009 - 200 milioni ridotti in povertà) , è esposta ad una "crisi della governance globale " che può essere affrontata radicalmente solo con la riforma delle Nazioni Unite, ha detto ieri l'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan , presso il World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Annan era in buona compagnia, mentre diceva queste cose. Al suo tavolo, infatti, erano accomodati personaggi del calibro di Rupert Murdoch , che noi tutti conosciamo; Stephen Green, presidente HSBC; Werner Wenning, del gruppo chimico tedesco Bayer; Anand Mahindra, gruppo industriale indiano e Maria G. Ramos, direttore esecutivo per il Sud Africa, Transnet. Un bel parterre, non c'è che dire! " L'attuale architettura di gestione globale degli affari è rotta e deve essere rifissata ", ha affermato Annan, davanti i leader politici e industriali del mondo. "Abbiamo nuovi giocatori sulla scena

Rapporto "Tabula Rasa"

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Semmai l'umanità fosse stata capace di comprendere cosa sarebbe potuto diventare il mondo se non si fosse cambiato il modus vivendi che la società del primissimo XXI secolo ha sconsideratamente adottato, probabilmente, oggi, non mi sarebbe stato possibile parlarvi di questo rapporto. Purtroppo, ciò non è avvenuto e le conseguenze di questa grave mancanza, che l'uomo ha deliberatamente ignorato, potrebbero determinare effetti disastrosi per le future generazioni, le quali, nel vano tentativo di riparare i danni dei loro irresponsabili antenati, potrebbero invece incorrere in guerre, carestie ed epidemie scoppiate, quasi per caso, improvvisamente qui e la per il continente africano, "preso a prestito", quale primo "laboratorio" del pianeta. Con questo incipit , ha inizio, diciamo, "una storia" che mi ruota in testa da qualche tempo, a cui ho dato nome "Rapporto Tabula Rasa", sulla quale sto, alacremente, documentandomi. Non so dove tutto c

Demografia, cibo e petrolio

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C'è chi ritiene che il XXI secolo sia iniziato con uno scontro tra due forze gigantesche: la sovrappopolazione del pianeta e l'esaurimento del petrolio. L'evento, passato inosservato da parte di molti, è invece molto realistico. Come risultato di questo scontro, il numero degli esseri umani sulla Terra un giorno dovrà declinare in abbinamento al declino della produzione petrolifera. E' certo che l'uomo tende sempre più a spostare su livelli operativi le proprie conoscenze ecologiche. E proprio in questa linea di pensiero s'inquadrano le osservazioni di G. Borgstrom 1965, sui rapporti tra uomini e produttività della biosfera terrestre. Raffiora nell'opera di questo scienziato , The hungry planet , la paura di T.R.Malthus circa l'impossibilità dell'intero globo di sostenere indefinitivamente un aumento della popolazione umana. In effetti si può constatare che gli uomini, gli animali domestici consumano ormai una sostanziosa fetta dell'intera prod

Oleodotti nel Mar Caspio: una partita da giocare

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Il Vice Ministro del petrolio Hossein Noqrekar Shirazi ha annunciato che l'Iran si oppone a tutti i piani per la costruzione di oleodotti sottomarini sul fondale del Mar Caspio. Si sa che l'area del Mar Caspio rappresenta una zona cruciale sia per i Paesi che la occupano sia per l’Occidente, a causa delle immense risorse naturali (gas e petrolio) che giacciono sotto il più grande lago del mondo. Proprio su questo punto, se sia corretto definire il Caspio mare o lago, potrebbero sorgere dei contrasti. Infatti se viene considerato lago, le sue riserve dovrebbero essere distribuite equamente tra i vari stati che si affacciano su di esso (Azerbaijan, Turkmenistan, Kazakistan, Iran e Russia) ; se viene considerato mare, invece, le risorse dovrebbero essere distribuite, secondo la Convenzione Onu sul diritto del Mare del 1982 , secondo la porzione di mare territoriale che viene concessa ad ogni Stato. All'agenzia Mehr News Agency , in un rapporto pubblicato sabato, il Vice

Cambiamenti climatici: le prime avvisaglie in Africa

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Saranno le nazioni africane a dover affrontare per prime i duri effetti dei cambiamenti climatici che, secondo gli esperti, stanno per verificarsi. Uno dei maggiori effetti dei mutamenti climatici in Africa è la questione delle risorse idriche. Il rischio che l'acqua possa diventare un problema interconnesso con conflitti radicati, politici, economici e anche religiosi, è reale. L'anno scorso, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto che " troppo spesso, dove abbiamo bisogno di acqua, troviamo le pistole ". Non vi è dubbio che, gia in questo decennio, l'acqua diventerà un'arma politica e uno strumento di contrattazione. Tuttavia la scarsità delle risorse idriche potrebbe invece assecondare una maggiore cooperazione, se fossimo pronti a vedere queste sfide come un'opportunità per aumentare il nostro impegno a lavorare insieme. La questione è: il cambiamento climatico porterà una maggiore insicurezza o direttamente a nuovi conflitti