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La sfrenata e devastante rincorsa alle materie prime

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Ai tempi attuali la rincorsa alle materie prime è diventata un obiettivo primario per molti grandi stati, i quali con l'ausilio dei loro potenti fondi sovrani investono massicciamente in progetti minerari in varie parti del mondo, come sta facendo, ad esempio, la Temasek Holdings , uno dei più aggressivi fondi sovrani di proprietà  della Repubblica di Singapore , che  per la seconda volta in due giorni, ha fatto un rilevante investimento nell'industria estrattiva, stavolta con la Toronto Inmet Mining , che sarà utilizzato per costituire un fondo per un massiccio progetto di estrazione del rame attraverso il Cobre Panama project .  La settimana scorsa Temasek ha gettato le basi per investimenti dell'industria mineraria in Africa ed in Mongolia, oltre ad aver investito 100 milioni di dollari nella Platmin Ltd , in una transazione che potrebbe essere precursore di altri investimenti in Sudafrica .   Purtroppo ci si appropria delle materie prime anche nel modo più tradi

La tremenda agonia del lago d'Aral

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In un viaggio di sei giorni attraverso la regione del lago d'Aral, il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon si è sentito in dovere di lanciare un appello affinchè i Paesi della regione mettano da parte le rivalità per cooperare a riparare il grave danno ambientale che sta vivendo il lago d'Aral. "E 'chiaramente uno dei peggiori disastri ambientali del mondo" ha detto uno scioccato Ban Ki Moon , esortando i leader dell'Asia centrale a sedersi attorno ad un tavolo per cercare di trovare insieme una soluzione, promettendo il sostegno delle Nazioni Unite. Il lago d'Aral, chiamato erroneamente mare d'Aral, è situato tra Kazakistan e Uzbekistan, una volta era il quarto lago più grande del mondo, e sulle sue rive sorgevano cittadine di pescatori che trovavano nel lago risorse importanti per l’economia locale. Poi, all’epoca della grande “stagnazione Brezneviana” , ha realizzato un progetto faraonico, irrigando 235.000 k

Africa e Medio Oriente: alla ricerca dell'acqua perduta

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Trovare l'acqua nelle zone più desertiche del mondo e scongiurare i possibili conflitti che la carenza di questo preziosissimo elemento potrebbe innescare, è fondamentale per la sorte del pianeta.  Con 884 milioni di persone prive di una fonte affidabile di acqua potabile nelle zone aride dell'Africa e del Medio Oriente e con il riscaldamento globale che aggrava sempre di più la già terribile situazione climatica, la presenza di acqua in questi luoghi desertici potrebbe alleviare la vita di tanta povera gente. Ebbene, ora la tecnologia utilizzata per scoprire il ghiaccio sotterraneo su Marte potrebbe essere in grado di trovare fonti analoghe di acque sotterranee sulla Terra. Il Marsis (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere  Sounding) , la sonda lanciata dalla Nasa nel 2007 sul pianeta rosso riuscì a scoprìre l'esistenza di acqua nelle profondità dei suoi deserti. Parlando alla conferenza sull'acqua delle Nazioni Unite che si è tenuta ad Alessandria

Il crollo della civiltà di Angkor è dipeso dal clima

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La rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ha pubblicato uno studio, compiuto dai ricercatori del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University in cui s'ipotizza che la decadenza dell'impero khmer e della sua capitale Angkor , una delle antiche civiltà della Cambogia, sia cominciata cominciata nel 14° secolo, per colpa di decenni di siccità, intervallate da intense piogge monsoniche. Lo studio potrebbe anche far luce su ciò che spinge - e interrompe - la stagione delle piogge in gran parte dell'Asia, che allaga i raccolti di quasi metà della popolazione mondiale. Gli storici hanno proposto varie spiegazioni sulla caduta dell'impero che si estendeva su gran parte del Sud-est asiatico tra il IX e il XIV secolo, dalla deforestazione ai conflitti con i regni rivali. Ma il nuovo studio offre la prova ben più fondata che due gravi siccità, caratterizzate da periodi di piogge monsoniche, possono avere indebolito l'impero riducendo le for

Godiamoci la vita finchè si può, dice l'ideatore di Gaia

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Speriamo che non sia come ha detto ieri il professor James Lovelock a  John Humphrys , che cura la trasmissione Today per la Bbc , il quale ha sostenuto che è troppo tardi per cercare di salvare il pianeta. L'uomo che ha raggiunto fama mondiale per la sua teoria di Gaia , cioè che la terra intera è un unico organismo, ritiene che oggi possiamo solo sperare che la terra si prenderà cura di sé di fronte a un cambiamento climatico del tutto imprevedibile.  Nell'intervista il lucido novantenne ha detto che mentre il futuro della terra era interamente incerto, l'uomo non era consapevole di aver "premuto il grilletto " sul riscaldamento globale messo su dalla sua civiltà industriale.  Non siamo realmente colpevoli, egli ha detto, poichè non lo abbiamo fatto deliberatamente. Per di più, predice, il clima della terra non si conformerà convenientemente rispetto ai modelli della moderna scienza climatica. Come il freddo record dell'inverno ha evidenziato, l

Vulcano Marsili, il mostro dormiente

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E' il più grande vulcano sommerso di Europa e dista appena 150 chilometri a sud del golfo di Napoli e 70 km. dalle isole Eolie. Le sue fumarole furono riprese nel 1990 da un video-robot di ricercatori americani. Già nel 2005 si diceva che il vulcano Marsili, vecchio due milioni di anni, alto 3000 metri, lungo 70 chilometri e largo 30, potrebbe provocare un terrificante tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia. Adesso anche Enzo Boschi , presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha detto che il vulcano è attivo e che potrebbe eruttare all’improvviso poichè ha le pareti fragili e una camera di magma di grandi dimensioni formatasi negli ultimi anni, e che una sua rottura è in grado di generare un'onda molto potente...  Sebbene le indicazioni che sono state raccolte sono precise, è impossibile fare previsioni. Tuttavia il rischio è reale, anche se resta difficile da valutare. Più recente: " Vulcano Marsili: una

Avide mani su un'Africa indifesa...

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Un settimanale keniano ha scritto un articolo ammonendo molti stati africani, in particolare quelli dei Great Lakes Region , contro la vendita della terra ad aziende straniere e a singoli individui.  The East African , citando un nuovo rapporto dice che circa 50 milioni di ettari di terra fertile e arabile è stata accaparrata da multinazionali e compagni internazionali per produrre cibo per i consumatori di Europa, Medio Oriente, Nord America e Cina. In base ai dati raccolti da Grain , l' International Land Coalition Action   ed altre ONG il furto della terra si è concentrato su 19 Paesi in tutta l'Africa subsahariana tra cui Kenya, Uganda, Tanzania, Sudan ed Etiopia. Dal rapporto citato, risulta che il più grande acquirente di terreni di tutto il continente è l'Arabia Saudita, con la sua compagnia d'investimenti Foras, sostenuta dalla Islamic Development Bank, ed ora sta cercando di aumentare i suoi acquisti in Uganda, Sudan, Mali e Senegal. A tirare la corsa sono g